Persi dentro il mondo

E’ quindi possibile
dare un nome ad ogni cosa?
Quello che sento ora
mentre ti penso,
ha un suo nome proprio?

E se non fosse nulla,
una sfumatura
su un pezzo di carta,
uno scarabocchio che tracci
chissà perché
mentre parli al telefono
e non te ne accorgi?

Ti sei mai provata a vedere di spalle?

Senti il vento?
Si lo sento, fa freddo.
Da dove arriva?
Si scaraventa sulla mia faccia,
mi muove i capelli.
Quanti altri volti,
lo stesso soffio di vento
ha già travolto?
Sono il primo?
Sarò l’ultimo?

Ti ricordi di quelle passeggiate?
Camminavamo nell’erba alta,
una lepre ci precedva
metri avanti.
Senza paura ci guidava
e intanto brucava trifogli.

Ricordi quella quercia?
Io ricordo il silenzio,
lo spazio tra una risata e qualche parola
.

Ricordi la luce che filtrava tra quelle foglie?
Ne ricordo il fruscìo.

Il tempo è un interlocutore impaziente,
non da mai risposte soddisfacenti.

Ti ricordi?

No. Non ricordo nulla.

Ricordo la mia testa sulle tue gambe.
Le tue gambe con i solchi lasciati dall’erba
e le formiche che facevano capolino.

Ricordo il silenzio.