Fuori luogo

C’è una differenza tra camminare e passeggiare. Si cammina per raggiungere l’ufficio postale o per eseguire commissioni. Si cammina perché è necessario farlo. Quando si passeggia invece lo si fa per sé stessi, per nutrire la necessità di riempirsi gli occhi di qualcosa che non fa parte della nostra abitudine. Passeggio per il silenzio, e talvolta per la chiacchiera e la compagnia di un qualche amico incontrato sulla strada, oppure di qualche estraneo.  Quando siamo tanti a camminare vorticosamente nel centro di una città non ci preoccupiamo degli altri, non salutiamo un estraneo né gli sorridiamo. Chi lo fa è fuori luogo. Se però incontriamo qualcuno lungo una passeggiata nel bosco o in campagna, gli sguardi finiscono per incrociarsi e ci si fa un cenno, un sorriso, e talvolta ci si augura buon cammino.  L’umanità cambia a contatto con il silenzio e la staticità di una strada in mezzo ai campi, o in mezzo ai boschi. All’improvviso ci si conosce, ci si sente legati, nasce un cameratismo e un’amicizia istantanei.

C’è un prima ed un dopo in ogni cosa,
un pieno ed un vuoto,
un colorato ed uno sbiadito,
un nuovo ed un vecchio.
È facile parlarti di assoluti.
Ma nel mezzo?
Tra un pieno ed un vuoto
c’è qualcosa che si svuota,
tra un colorato ed uno sbiadito
c’è una tonalità che se ne va,
tra un nuovo ed un vecchio
c’è qualcosa che cresce e cambia.
Nel mentre c’è sempre qualcosa di meno assoluto,
del polline che vola via da un soffione,
la comparsa di quella vacanza
che finisci per chiamare nulla.
Nel mentre c’è tutta una vita.

Esonerato dal caos
nello spazio di un silenzio apparente
mille vite intorno a me
avanzano indifese e nonostante tutto.
Così faccio io
alla ricerca della resilienza dell’albero.
Equilibrio, come unica meta
e una strada, per raggiungerla.